GLI ADOLESCENTI A CASA CON LA FAMIGLIA PER L’EMERGENZA CORONAVIRUS

Stiamo attraversando tutti, nessuno escluso, una fase dura e difficile, assolutamente inedita che ha sconvolto bruscamente il nostro modo di vivere e di sentire. Speravamo che questa sospensione dalla vita normale non durasse a lungo ma oggi sappiamo che i tempi per uscirne non saranno tanto brevi.

In queste giornate siamo in contatto (virtuale) con ragazzi e ragazze che raccontano le loro difficoltà emotive, che ci sembrano specifiche della loro età.

Come vivono gli adolescenti questa emergenza? Che risonanze profonde ha dentro di loro?

GLI ADOLESCENTI SONO IN TRASFORMAZIONE

La fase dell’adolescenza è contraddistinta da un profondo cambiamento che riguarda il corpo e la mente. Tale trasformazione è talmente potente da creare una profonda rottura con il passato per portare a una nuova nascita. Compito di quest’età è infatti integrare la nuova dotazione corporea nell’immagine di sé, uscire dalla dipendenza dai genitori e costruire un proprio sistema di valori di riferimento nuovi e personali.

Non è facile crescere, lasciare un mondo conosciuto e protettivo e avanzare verso nuovi orizzonti.

In questa fase di passaggio ci si sente fragili e esposti alla paura del futuro, dell’ignoto e del fallimento. Si ha timore di non essere adeguati alle aspettative proprie e altrui. E di non essere attrezzati per la complessità del mondo esterno.

Si sperimenta l’ansia di restare soli, senza amici o senza gruppi cui appartenere e quasi sempre si vive con disagio il proprio corpo in trasformazione e si prova una sensazione di malinconia per la perdita delle certezze che l’esser bambino garantiva. 

Il rapporto con i coetanei, i compagni di scuola e gli amici costituiscono un fondamentale nutrimento narcisistico per ragazzi e ragazze, che li aiuta a transitare verso una nuova identità, costruita per rispecchiamento, e ad emanciparsi dai genitori.

IN QUESTA EMERGENZA I RAGAZZI SI SENTONO MINACCIATI E SOLI

In queste inquietanti giornate anche noi adulti ci sentiamo attaccati nel nostro senso di sicurezza personale, esposti e vulnerabili. Questo senso di minaccia incombente è presente in modo più accentuato nei ragazzi che sono in una fase di fisiologica insicurezza e che sono stati anche privati bruscamente della loro dimensione extrafamiliare.

Mancano i giri in bici nel quartiere, le risate a scuola, gli abbracci fra migliori amiche, la partita di calcio fra compagni al parco, la pizza dopo gli allenamenti, le uscite pomeridiane o del sabato sera, gli aperitivi e quindi le conferme, i riconoscimenti, i rispecchiamenti da parte dei coetanei.

Sembra perciò comprensibile che a casa possa far la sua comparsa l’insofferenza, la conflittualità con i genitori, la noia, il senso di isolamento e magari anche l’angoscia, il panico e i vissuti depressivi.    

Se i ragazzini timidi, insicuri, solitari possono sentirsi ancor più attratti dallo stare nel guscio protettivo e rassicurante della famiglia, quasi sollevati che le uscite siano bandite, la maggior parte dei ragazzi può vivere un profondo senso di vuoto e di vera e propria deprivazione affettiva perché sono venuti a mancare i nutrimenti extrafamiliari abituali. Tutto ciò potrebbe esser più accentuato nei giovani più fragili con storie famigliari difficili e problematiche.

Come possiamo contenere la loro sofferenza? E come cercare di trasformarla in un’occasione di maturazione e di crescita?

FAVORIAMO I CONTATTI CON AMICI, COMPAGNI, INSEGNANTI

Approviamo che mantengano i contatti con amici e compagni, che seguano le lezioni on line, interessandoci a cosa stanno studiando e come stanno affrontando questo nuovo modo di fare scuola.

La scuola per fortuna entra nelle case con le voci e i volti degli insegnanti e dei compagni. La didattica on line non è solo un buono strumento per stare al passo con i programmi ma rappresenta anche una preziosissima continuità esperienziale e affettiva e una fondamentale connessione con il loro principale contesto di riconoscimento e di appartenenza.

In queste settimane bisogna comprendere il loro bisogno di stare connessi. I cellulari, i tablet, i pc sono preziosi veicoli di legame con il mondo dei coetanei, con i quali condividono foto, storie, informazioni, musica, chiacchierate, risate, segreti.

Tutto ciò è il loro mondo che continua, non con le presenze in carne e ossa ma internamente. E i ragazzi stanno imparando che i legami durano, restano, sono dentro di loro, al di là del concreto. E si apprende anche dall’esperienza della distanza a mettersi in gioco internamente nelle relazioni, a costruire e a coltivare le amicizie, tra lo scambio affettivo e quello di pensieri, gusti e opinioni.  

In questa situazione d’emergenza in cui dobbiamo tutti “stare a casa” i giovani possono aver qualcosa di prezioso da insegnarci.  Competenti e abilissimi nell’impiego diffuso degli strumenti tecnologi per interagire, diffondere informazione, fare rete e creare connessioni a due, a quattro, e più, possono farci da consulenti sull’uso dei più raffinati media digitali che offrono un prezioso aiuto anche noi a sentirci in connessione e parte di una comunità, bisogno comune in questo momento. 

ACCETTIAMO LA LORO CONFLITTUALITA’

Accettiamo che siano insofferenti e in conflitto con i genitori. Stare tutti insieme a casa, ravvicinati, può esser complicato per un adolescente che fino a qualche settimana prima scalpitava per uscire e passava, per tutti i suoi impegni, molte ore lontano dai familiari. Stare in famiglia può recare la paura di esser risucchiati nella dipendenza infantile, che viene vissuta a tratti come rassicurante, a tratti come persecutoria.

Tolleriamo i musi lunghi, di star loro un po’ stretti, lasciamoli nelle loro stanze con la porta chiusa perché non potendo uscire e lasciarci a casa, possano metter una distanza; rintanarsi nella loro camera è per loro stare in contatto con un luogo della mente, il Sé che si sta costruendo con i suoi confini.

DIALOGHIAMO PER ACCOGLIERE E CONTENERE LA LORO ANGOSCIA

Possiamo parlare con loro di quello che provano, delle emozioni che sentono dentro, condividendo il loro turbamento di fronte all’ignoto, alla malattia, al pericolo. Ascoltiamoli, comprendiamoli, non sorprendendoci delle loro ansietà, brutti sogni, incubi, malumori, tristezze. 

Offriamo comprensione e contenimento al malessere, che se si condivide e si mette in parola diventa più tollerabile. Non lo dobbiamo negare banalizzandolo e d’altra parte non ci dobbiamo neanche spaventare troppo. Offrire ascolto, dialogo, conforto e sostenere la fiducia porta ad un all’alleggerimento del disagio. 

PARLIAMO DI COSA STA SUCCEDENDO INTORNO A NOI

Parliamo con loro di quello che sta accadendo in Italia e nel mondo intero. Sentiamo cosa ne pensano, che idee hanno su questa emergenza definita globale, che pensieri e riflessioni stanno facendo loro e i loro amici. Possiamo stimolarli ad esser consapevoli e quindi partecipi a quello che ci sta succedendo.

Aiutiamoli a sentirsi parte di una comunità intera e diamo loro credito spiegando l’importanza delle loro scelte, delle loro azioni e quindi del loro senso di responsabilità nell’attenersi alle direttive e alle restrizioni imposte dal governo perchè condividiamo tutti un comune obiettivo: proteggendoci proteggiamo gli altri. E anche loro devono fare la loro parte.

Questa fase sospesa che fa stare tutti vicini a casa può rappresentare inoltre una speciale occasione per genitori e figli adolescenti di stare a contatto con le risorse e le fatiche dell’interiorità di ciascuno, favorendo aperture riflessive e comunicative sul senso inafferrabile e sorprendente del destino umano, di cui questa emergenza è emblema.    

AIUTIAMOLI A SENTIRSI PARTE DI UNA COMUNITA’ E A PROVARE SOLIDARIETA’

Un periodo di emergenza che riguarda tutti è quindi un’occasione di condivisione di impegno civile, sociale e etico. Alimentiamo in loro un senso di solidarietà verso i più deboli, quelli vicini (nonni e parenti a rischio) ma anche quelli lontani (anziani e malati), verso le persone che vivono in casa da sole e verso i tanti che sono negli ospedali perché contagiati, e anche verso coloro che stanno soffrendo per un loro caro.

Facciamoli poi riflettere sull’impegno di tutte le figure che spendono il loro prezioso servizio negli ospedali.

Aiutiamo a far sì che si sentano parte di una comunità, avviandoli verso un senso di condivisione, umanità e fratellanza.

In questo modo li aiuteremo a tener insieme nella mente le due facce del mondo, quella del pericolo e della sofferenza e quella riparativa che attinge alla fiducia, alla speranza e che attiva il coraggio e l’impegno.

STIMOLIAMOLI ALLE BUONE LETTURE E AI BUONI FILM

Offriamo loro stimoli di letture. E di buoni film che distraggono, emozionano, nutrono e commuovono. E, se ce lo permettono, guardiamoli insieme a loro. Perchè i libri e i film con le loro trame e invenzioni narrative allenano a far i conti emotivamente con le vicende misteriose della vita e con la complessità del mondo.

Ilaria Dufour, Federica Bono, Fiamma Buranelli, Rita Giorgiutti,

                                                                  Valeria Ladino Corina, Sara MIcotti, Sandra Piperno 

                                                             Psicoterapeute presso il Centro Benedetta D’Intino Onlus, Milano

Condividi con i tuoi cari